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| DODHEIMSGARD - 666 INTERNATIONAL
Metal d'avanguardia, o Avant-garde Metal. Questo è il sottogenere di 666 Internation, primo album di musica sperimentale di una band che prima faceva solo Black Metal. Un lavoro che ho finito con grande fatica; alla quarta volta nel giro di questa settimana sono riuscito ad ascoltarlo tutto d'un fiato, dopo 3 tentativi falliti. L'album è molto caotico, una sperimentazione portata a livelli eccessivi che mischia Black Metal vero e proprio - derivante dal passato della band - a musica elettronica. Il grande difetto è che questa alternanza è fatta male; si parte subito dalla prima traccia che nei primi secondi alterna un pianoforte ad una batteria martellante e si prosegue per altri 9 minuti in cui i cambi di tempo si susseguono fra momenti più noiosi o altri fatti veramente male, senza però dimenticare alcuni spunti interessanti. Già questa traccia potrebbe allontanare un ascoltatore casuale non abituato a musiche di questo genere. Si prosegue poi nello stesso modo anche nelle altre tracce, fra cui nessuna si eleva come migliore (o meglio dire, meno peggiore) delle altre. E' un continuo processo caotico, senza soluzione di continuità fra una canzone e l'altra, e neppure all'interno della stessa traccia. In quelle più lunghe ci sono decine di cambi, con magari anche passaggi buoni che però spariscono nel marasma del resto della traccia. Mentre in quelle più brevi non si nota niente d'interessante. Tutto il lavoro è costellato dalla presenza di un pianoforte, che in alcuni momenti prende il "comando" della scena; e dalla batteria incessante. La voce si alterna fra il cantato pulito, ma quasi "malato" e lo scream. I testi almeno rispettano in pieno la tradizione Avant-garde : completamente ermetici; impossibile capire cosa volessero dire. La presenza di musica elettronica è veramente massiccia, con tutti i suoni tipici che ne conseguono; ma il risultato non lo trovo apprezzabile. E' un album veramente per pochi, ma penso che ci sia decisamente di meglio in questo panorama; quindi anche quei pochi è meglio che guardino altrove. Non trovo dei pregi, a parte forse la buona volontà del gruppo di passare dal Black classico a questa sperimentazione massiccia. Per il resto è un lavoro pesante (da ascoltare) e realizzato male anche se con alcuni buoni spunti. Non riesco ad andare oltre al 3 .
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